Vivere “di” e “per” la fotografia: intervista a Chiara Santoro
Facciamo parte tutti di una storia infinita e siamo il frutto delle nostre scelte. Ci sono percorsi professionali che ci aiutano a comprendere quanto sia difficile ma al tempo stesso entusiasmante riuscire a trasformare la nostra passione in un lavoro.
La community di Montalo è nata anche con l’idea di unire storie di professionisti del settore e freelance che sono riusciti ad inseguire i propri sogni.
Conoscere il loro percorso di formazione e lavorativo può aiutare tutti a capire come riuscire ad ottenere gli obiettivi prefissati.
In questo quinto appuntamento, dopo aver raccontato la storia di Davide Mazzetti , quella di Giampiero Civico, Fabrizio Rienzi e Silvio Laccetti oggi ho il piacere di raccontare il percorso formativo e professionale di Chiara Santoro, fotografa freelance che è riuscita a trasformare la propria passione nel suo lavoro.
Una storia che ci può insegnare quanto sia importante avere la capacità di comprendere il mercato dove ognuno opera e come sfruttare al meglio le innovazioni a nostra disposizione.

Chiara, come ho fatto per le altre interviste ti chiederei in primis di presentarti.
Sono Chiara Santoro , nata e vivo a Vasto in una splendida cittadina sul mare in Abruzzo. Mi occupo di fotografia, scannerizzazioni 3D e lavoro come fotografa freelance.
Raccontami come è nata la passione per la fotografia. Quando e quanti anni avevi?
Ho iniziato sin da adolescente con le prime macchinette fotografiche (vi ricordate quelle da 2 megapixel?) all’ inizio degli anni 2000. Ero appassionata, avevo un continuo desiderio di scattare. Mi piaceva tantissimo far foto e immortale momenti.
Non uscivo di casa senza la macchina fotografica, per me e stato un mezzo che usano per comunicare.
Qual’è stato il tuo corso formativo?
Uscita dalle superiori , non avevo ancora in mente cosa fare. Sono stata mesi a cercare di capire se iscrivermi all’università o cercare qualche lavoretto. Si perché la fotografia non mi era mai passata per la mente che potesse diventare il mio lavoro futuro.
E qui che entrano in gioco i miei genitori: dopo varie ricerche su università e corsi, l’occhio è inevitabilmente caduto su una scuola di Fotografia. Non avevo minimamente pensato che potesse essere la mia strada. Sono stati loro, i miei genitori, a spingermi a continuare a studiare e nel 2010 mi sono iscritta alla triennale di fotografia dello IED di Roma.
Pensi che saresti riuscita ad imparare questa professione senza un percorso accademico? Una bella domanda, a cui è difficile rispondere!
Negli ultimi anni la tecnologia è cambiata a una velocità impressionante e con lei anche l’approccio, la praticità delle macchine fotografiche e le informazioni. Si può imparare a fotografare anche bene senza seguire percorsi formativi, ma nel mio caso penso che la scuola mi sia servita come base.
Conoscere la storia della fotografia, conoscere gli strumenti, essere affiancata da professionisti e professori sicuramente da la possibilità di accelerare un processo. Penso che mi abbia dato la possibilità di avvicinarmi alla tecnica fotografica anche perché non ero la migliore, la più brava.
Quindi la scuola è stata un po’ come mettere in discussione tutto, la mia passione, la mia bravura e la mia ambizione.

Quando hai iniziato a lavorare come fotografa quali sono state le esperienze più significative? Sicuramente essere stata a contatto con professionisti del settore già prima dell’iniziare a lavorare. Bisogna modellare le persone che sono più brave di noi e cercare di imparare da loro. Uscita dallo IED sono entrata immediatamente nel mondo del lavoro e non è stato facile. Non ero ancora molto sicura di me e di quello che volevo fare.
Ho iniziato a mandare curriculum e il mio portfolio ad agenzie che cercavano fotografi freelance a Roma, un’esperienza di cui non ho un ricordo piacevole. Sono sempre stata una persona determinata e non mi ringrazierò mai abbastanza per non aver mollato in quel periodo.
Ho fatto molta gavetta e anche lavori per eventi e book fotografici. Dopo qualche mese finalmente ho trovato un influencer che cercava una fotografa per sponsorizzarsi sui social, era da poco scoppiato instagram. Una collaborazione durata un anno e mezzo e li ho avuto le prime soddisfazioni: le mie foto erano pubblicate su quotidiani come Eva 3000, Glamour Italia, fotografando marchi come Salvatore Ferragamo, Jo Malon, Gucci, Versace.
E’ stata una rivincita per me perché davano un significato a quello che stavo facendo e mi spingevano a continuare a farlo. I lavori che si sono susseguiti dopo sono stati un trampolino, un passo verso quella fotografia che mi rappresenta di più oltre quella di ritratto e di reportage di eventi.
Adesso sto collaborando con un formatore Daniele di Benedetti a cui devo molto. Grazie a lui è un anno che fotografo eventi (come per esempio Dal sogno al successo) da 1500 persone e le mie foto sono pubblicate su riviste come Millionaire e su tutte le sue piattaforme social.
Qual è la cosa più bella del tuo mestiere?
Sono sempre stata un persona che odiava le routine, fare cose ripetitive e sempre uguali.
La fotografia è imprevedibile, mai uguale. Ogni persona che fotografo, ogni evento, ogni servizio è sempre qualcosa di nuovo a cui approcciarsi.
Un lavoro mai ripetitivo e non sempre facile certo, ma da quella carica di adrenalina che poche cose riescono a darmi. Mi emoziona fotografare.
Quali sono i consigli che ti sentiresti di dare a tutti quei ragazzi che vogliono intraprende una carriera da fotografo?
Di studiare, formarsi , approcciare nuove tecnologie, non smettere mai di imparare.
Il mio consiglio è di non pensare di essere arrivati, essendo un campo in continua evoluzione è impossibile credere di fare sempre le solite cose. Il lavoro del fotografo negli ultimi anni è cambiato particolarmente basti pensare che in meno di 20 anni siamo passati dall’ era analogica a quella digitale in un lasso di tempo brevissimo.
Questo lavoro a mio avviso è in continua mutazione, bisogna essere sempre al passo con i tempi senno si rischia di rimanere indietro.
Consiglio di approcciare non un solo campo ma più campi, foto, video grafica ecc … . Oggi i clienti hanno bisogno di molte più competenze.
Quali passi fondamentali per poter accedere al mercato del lavoro di questo settore?
Secondo me avere curiosità.passione e intraprendere dei corsi, workshop che ti permettono di stare anche contato con persone che hanno la tua stessa passione.
Io sono sincera, i miei primi anni di lavoro non ho sfruttato al meglio le amicizie create negli anni dello IED e questo in molte occasioni mi ha penalizzato.
Crearsi un gruppo di lavoro adesso come adesso è fondamentale. Avere più persone competenti in tanti ambiti aiuta il cliente a sceglierti.
Il mio lavoro è iniziato a evolversi quando io per prima ho iniziato a muovermi, a non aspettare che il lavoro arrivasse. Bisogna conoscere più gente possibile, ogni persona che conosciamo potrebbe essere un nostro cliente o un futuro cliente.
Quali sono state le difficoltà più grandi che hai trovato durante il tuo percorso formativo e lavorativo? In che modo sei riuscita a superare questi ostacoli?
Ho avuto sin dall’ inizio della mia formazione professori e persone che non credevano che avrei fatto questo come lavoro. Non ero considerata!
Questo per me all’inizio era un qualcosa di molto pesante da sopportare, ma penso che sia stato uno dei motivi scatenanti a non farmi mollare. Forse avevano ragione, non ero la più brava, Ma ho imparato una cosa: non è la bravura iniziale o quella innata di altri che deve bloccarti. La fotografia è un qualcosa che più pratichi e più prendi dimestichezza.
Non si finisce mai di imparare. È un mezzo per comunicare qualcosa, un come, un perché. E’ da quello che dobbiamo partire per trovare motivazione, determinazione e soddisfazione. In ambito lavorativo sicuramente far gavetta non è semplice, ma più ci si muove e meglio è.
Viaggiare, conoscere più gente possibile è stata la cosa che più ha influito in questo ultimo anno per me e adesso ne sto raccogliendo i frutti !
Qual è a tuo avviso il grande limite del settore, per lo meno in Italia?
Crediamo di essere un po’ arrivati e spero mi perdoniate ma siamo a volte molto presuntuosi (io lo ero per prima!).
Abbandonando questo avremo sicuramente più voglia di imparare, di fare cose che non abbiamo fatto. La fotografia è tecnica, passione, arte, emozione, racconto. È tante cose messe insieme.
Penso che adesso vivere di fotografia sia più difficile di qualche anno fa: la tecnologia ha semplificato molto la realizzazione di foto, tramite telefoni, tablet e la disponibilità di centinaia di filtri. Per un fotografo è molto difficile con la guerra dei prezzi, spesso molto bassi, riuscire a farsi scegliere. Bisogna differenziarsi.
Quali sono invece gli aspetti positivi di lavorare come fotografo in Italia?
Sicuramente il nostro Paese ha una bellezza indescrivibile, location bellissime. Bisognerebbe davvero sfruttare al meglio queste bellezze. L’Italia è piena di opere d’arte e fotografi italiani riconosciuti a livello mondiale. Dovremmo imparare da questi maestri.
Arriviamo a VirtualSpace 3D. Perché hai scelto di iniziare questa nuova avventura?
Volevo fare anche qualcosa di diverso. Il campo immobiliare mi aveva sempre affascinato. Avevo anche una passione per l’interior design che ho sempre avuto avendo studiato in un istituto tecnico alle superiori. Ho avuto la possibilità di unire due passioni in un unica cosa. Ho visto opportunità per crearmi un entrata diversa ma che rientrasse comunque nel mio settore.
Di quali strumenti ti sei equipaggiata per iniziare?
Libri, riviste, blog, articoli sul web … è partito tutto da uno studio e da una ricerca che mi confermasse che quello che stavo per intraprendere era qualcosa che in italia ancora non era utilizzato come io lo immaginavo.
I Virtual tour sono conosciuti ma non tutti sanno del loro potenziale. Per realizzarli ho comprato una macchina fotografica 3D.
Qual è il meccanismo della macchina che utilizzi e in che modo ragiona?
La macchina fotografica si posiziona su di un cavalletto che gira a 360° su se stessa per creare una scannerizzazione. Più scannerizzazioni unite insieme formano e creano un Virtual tour.
Il Virtual tour è un viaggio, un percorso all’interno di un luogo reale (appartamento, negozio, attività …) che permette al visitatore di camminare liberamente all’interno di uno spazio.
In che modo questo tipo di innovazione cambierà il futuro? Quali sono i vantaggi per utilizzare questa tecnologia?
E’ un mezzo potentissimo per chi vende, affitta e vuole sponsorizzare al meglio la sua attività. Permette di entrare in una casa ancor prima di vederla dal vivo con una qualità sorprendente.
Per chi vende immobili è un servizio differenziante, in Italia usato pochissimo, in America e in altre parti del mondo moltissimo. Dare al cliente la possibilità di vedere ancor prima un appartamento senza dover uscire di casa e solo tramite la condivisione di link, da anche la possibilità di raggiungere più persone nello stesso momento.
Ho tante idee per questo progetto che è nato un anno fa e adesso lo sto sviluppando. Voglio creare una rete attorno a questo mio servizio, grazie all’aiuto di professionisti fotografi,videomaker, home staging, geomerotri, architetti.
Non ho intenzione di fermarmi qui!

Cosa ti ha colpito di più di questo nuovo lavoro fino a questo momento?
Che posso far tanto ed essere di supporto a quelle agenzie immobiliari che spesso presentano online scatti che non rendono giustizia all’ appartamento o alle loro attività. Il virtual tour è un mezzo veloce, semplificativo e dettagliato per promuovere un appartamento o un immobile a un possibile cliente.
Inoltre è possibile inserire informazioni al suo interno, inserendo punti di interesse interattivi che cliccati danno la possibilità di accedere a contenuti video, foto e testi descrittivi. Un virtual tour del tutto interattivo ed immersivo (qui per saperne di più).
Quali sono i rischi e le opportunità di lavorare come freelance?
Rischi non so. Penso che il lavoro da fotografo obblighi a lavorare sempre, non avendo un contratto o uno stipendio. L’unico rischio è di non guadagnare soldi se ci si ferma.
Le opportunità sono tante: sicuramente muoversi , viaggiare e conoscere persone. Prima si pensava che il fotografo dovesse avere uno studio, un negozio a tutti i costi. Io credo che sia solo un freno, almeno per i primi 10 anni di lavoro.
Ci saranno cadute e tanti momenti in cui vi chiederete : ma chi me lo fa fare? Ricordatevi sempre perchè avete iniziato, il vostro motivo, quello che vi ha spinto a prendere in mano quella macchina fotografica.
E’ da lì che troverete la forza per continuare.
Io fotografo per emozionarmi e per emozionare. Non c’è cosa più bella per me!
Non lavorate per altri ma lavorate in primis per voi stessi. Questo è il lavoro più bello del mondo!
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