Quando si parla di tutte le tipologie di prodotti audiovisivi è possibile provare confusione visti e considerati i diversi modi di offrire un racconto per immagini. Abbiamo visto nei precedenti articoli quali sono quelle più diffuse ma non ci siamo mai soffermati sul vasto mondo dei documentari.
Agli albori del cinema, come mezzo di espressione, il cinema documentario è stato per certi versi un mezzo per sperimentare linguaggi e tecniche con libertà e originalità.
Spesso si pensa che realizzare un documentario significhi raccontare una storia in maniera oggettiva. Tipica è la frase “voglio raccontare la verità”. In realtà questa è una falsa credenza.
Il documentario è un’opera audiovisiva i cui elementi narrativi ed espressivi costitutivi sono colti dalla realtà e la vicenda narrata, gli ambienti dove si svolge, i personaggi che la interpretano sono reali e agiscono su di un piano di realtà, a differenza del tradizionale cinema di finzione dove invece gli elementi costitutivi sono sostanzialmente costruiti artificiosamente.
Il documentarista basa la narrazione e la drammaturgia del film sulla propria visione soggettiva di un determinato aspetto della realtà osservata e sulla sua interpretazione. Da luogo al proprio racconto e opera delle scelte narrative ed espressive tali da soggettivare l’esposizione della realtà. Dalla scelta dello stile narrativo fino alla limitazione del campo visivo in ripresa tramite l’inquadratura, dalla giustapposizione di inquadrature e scene al montaggio fino al sonoro, tutta la costruzione del documentario è un processo finalizzato all’interpretazione della realtà.
Nanuk l’esquimese (Nanook of the North: A Story of Life and Love in the Actual Arctic) è considerato il primo documentario lungometraggio, nonostante Flaherty sia stato criticato per alcune sequenze e per aver distorto la realtà delle vite dei suoi soggetti.
Dal 1922 ad oggi si sono prodotti un gran numero di documentari e negli ultimi anni questo genere ha avuto un grande interesse sia da parte del pubblico che per quanto concerne la nuova generazione di filmmaker.
Parlare di questo mondo è difficile e non basterebbero di certo poche righe di un articolo. È un settore e genere talmente vasto da meritare più approfondimenti a parte.

Premesso ciò quello che possiamo dire, per quanto riguarda il documentario contemporaneo, è che quest’ultimo è attraversato da 3 principali paradigmi:
Il paradigma tematico, o giornalistico
Valorizza l’importanza del tema trattato, e a questo valore subordina struttura, personaggi, storia.
Il paradigma osservazionale
Valorizza l’osservazione diretta da parete del filmmaker di una determinata realtà, senza interferire. A questo valore subordina l’andamento e la struttura della storia, e l’importanza del tema.
Il paradigma narrativo
Valorizza la storia dal punto di vista dei personaggi, e attraverso i loro occhi declina tematiche, argomenti e problemi.
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