Come diventare un montatore professionista: la storia di Giampiero Civico
Facciamo parte tutti di una storia infinita e siamo il frutto delle nostre scelte. Ci sono percorsi professionali che ci aiutano a comprendere quanto sia difficile ma al tempo stesso entusiasmante riuscire a trasformare la nostra passione in un lavoro.
La community di Montalo è nata anche con l’idea di unire storie di professionisti del settore e freelance che sono riusciti ad inseguire i propri sogni.
Conoscere il loro percorso di formazione e lavorativo può aiutare tutti a capire come riuscire ad ottenere gli obiettivi prefissati.
In questo secondo appuntamento, dopo aver raccontato la storia di Davide Mazzetti, digital compositor romano, ho avuto il piacere di intervistare Giampiero Civico video editor di Vasto, ma romano d’adozione, con una carriera di 11 anni alle spalle e una lista lunghissima di collaborazioni, più di una quarantina di programmi per cui ha lavorato andati in onda su Rai, Sky, Mediaset, Real Time e altri importanti network.
Quest’ intervista potrà essere utile a tutti coloro che sono appena entrati a contatto con il mondo dell’audiovisivo e vogliono intraprendere una carriera da professionisti.

Partiamo dal principio: quando ti sei iniziato ad interessare al mondo audiovisivo?
Diciamo che forse come gran parte dei bambini e adolescenti ero attratto dai film che vedevo in televisione e già da allora mi facevo mille domande su come avessero realizzato determinate scene e su come facessero determinati effetti. Nella mia mente fantasticavo e spesso m’immedesimavo o volevo essere determinati personaggi.
Poi alle scuole superiori ho avuto l’opportunità di partecipare a dei cortometraggi che hanno fatto crescere in me la voglia di fare qualcosa di più.
E da lì hai iniziato a studiare …
A parte qualche seminario di teatro e di cinema (più per passione) intorno ai 15 anni, la vera svolta è stata quando a 19 anni ho deciso di venire a Roma per iscrivermi alla Nuova Università del Cinema e della Televisione a Cinecittà. Li ho studiato per diventare montatore video arricchendo la mia formazione con corsi di storia del cinema, regia, fotografia, sceneggiatura e fonico del suono.
Sicuramente la scuola mi ha dato delle ottime basi ma soprattutto mi è stato insegnato il lavoro del montatore video che va al di là della conoscenza in se di un determinato software piuttosto che un altro.
Il passaggio dalla formazione al mondo del lavoro come è avvenuto?
Ho iniziato nel 2008 subito dopo aver finito il corso biennale all’università.
Diciamo che non ho perso tempo perché il corso è finito a luglio e verso la fine di agosto ho deciso di girare Roma con i curriculum in mano per varie società, senza conoscere nessuno e bussando porta per porta sperando che qualcuno mi desse retta.
Ho girato per circa una settimana fino a quando una società mi ha chiamato per uno stage dandomi fiducia e soprattutto l’opportunità di crescere.
Alla fine sono diventato un montatore effettivo di questa società per sei anni.

Quali sono state le tue successive esperienze?
Dopo 6 anni nella società che mi ha ‘cresciuto’ nel 2014 sono diventato freelance girando per varie società in giro per tutta Roma che mi hanno permesso di crearmi un vasto giro di contatti, nuove esperienze lavorative e soprattutto una crescita professionale importante.
A quale programma sei più affezionato?
Ognuno mi ha lasciato dentro qualcosa. Non saprei scegliere. Ce ne sono diversi tra gli oltre 40 programmi all’attivo in questi 11 anni di lavoro.
Tra i vari La storia siamo noi, Vojager, Techetechetè, Le ragazze del ’68, Alta infedeltà e Momenti di golf.
Poi ci sono anche tanti videoclip, docufilm e cortometraggi che mi hanno dato grandi soddisfazioni.
Cosa ami di più del tuo lavoro?
Quello che più mi piace è che è un lavoro di grande responsabilità essendo una seconda regia. Lavori a stretto contatto con tutte le figure del processo produttivo e di post produzione e devi riuscire a trovare sempre la soluzione migliore, senza perdere il senso della storia e del ritmo del prodotto che stai montando.
Montare per me vuol dire completare un’opera iniziata da altri nel miglior modo possibile, diventando parte integrante di quel racconto e cercando sempre di trovare l’alternativa o la soluzione migliore in parti magari problematiche senza perdere l’essenza di ciò che si sta raccontando.
Quali sono i consigli che ti sentiresti di dare a tutti quei ragazzi che vogliono intraprendere una carriera da montatore?
Sicuramente lo studio e l’impegno.
Mi sento di dire però che, come tutte le professioni, bisogna farlo con passione e soprattutto guardare quello che ci circonda. Credo ci sia un forte legame tra quello che viviamo e ciò che cerchiamo di creare. In fondo il mio lavoro mi porta a creare un qualcosa cercando sempre le alternative e le soluzioni possibili, per rendere al meglio la resa del prodotto ed è quello che accade anche nella vita. Più soluzioni e alternative cerchi e meglio riesci a viverla.
Quali sono gli step fondamentali per poter accedere al mercato del lavoro di questo settore?
Non ci sono passaggi fondamentali, dipende molto da quello che sei.
Per come la vedo io bisogna sicuramente avere un’ottima base di Avid a livello tecnico. Studiare sempre e tenersi aggiornati. Avere una buona cultura generale ed essere sempre curiosi.
Essere caparbi, costanti e crearsi più contatti possibili cercando sempre un punto d’incontro e senza restare troppo fermi sulle proprie convinzioni. Saper dialogare è fondamentale soprattutto se sei un montatore !
Quali sono state le difficoltà più grandi che hai trovato durante il tuo percorso formativo e professionale?
Grandi difficoltà fortunatamente non ne ho trovate però è successo che magari su qualche lavoro non ci sia stata una grande intesa con regista e produzione, ci siamo capiti male e quindi ho pensato che forse non ero in grado, facendomi prendere dall’ansia e dalla paura di non farcela.
E come hai superato quest’ansia?
Ho capito che mi sarebbe bastato semplicemente fare qualche domanda in più, focalizzare meglio quelle che erano le loro richieste senza farmi prendere troppo dalla paura di non essere adatto.
Bisogna essere intelligenti, trovare l’alternativa e contare fino a tre prima di pensare di non essere in grado.
Qual è la grande differenza tra lavorare per la tv e lavorare per il cinema secondo te?
In entrambi i casi devi seguire un racconto, una parabola, di storia o di immagini.
Sono due mondi abbastanza lontani.
Il processo produttivo e di post produzione ha tempi e modi diversi però in comune per chi ci lavora c’è che in entrambi i casi devi trovare il modo di rendere al meglio l’idea allo spettatore.
Parliamo un po’ di Avide Media Composer. Lo hai sempre usato o hai anche lavorato con altri software?
Uso avid da 13 anni ed è per me il programma più professionale oltre ad essere il più usato ad oggi nel circuito dell’audiovisivo. Mi trovo molto bene perché ha un workflow che mi piace.
Non cambierei, ecco.
Non è stato l’unico: per alcune società ho utilizzato Premiere Pro e Final Cut per alcuni lavori. Se posso essere sincero non li preferisco.
Se dovessi trovare un vero limite di questo software di editing?
Forse l’unico limite, che col passare degli anni sta migliorando, è che ragiona molto a modo suo. Interagisce poco con gli altri programmi e spesso bisogna scaricare codec a parte perché non prende tutti i materiali che gli dai. Però è migliorato tanto.
Qual è a tuo avviso il grande limite del settore, per lo meno in Italia?
Il limite è che tante volte siamo costretti a seguire delle cose più o meno imposte dalle grandi emittenti.
Con l’avvento del digitale purtroppo ci sono tante, troppe persone che si improvvisano montatori e a volte riescono a lavorare semplicemente perché hanno un prezzo di gran lunga minore rispetto a professionisti che fanno questo lavoro da anni, con dedizione e competenze.
Inoltre siamo sempre più attenti agli ascolti e dobbiamo stare dietro a ritmi più veloci che ci sono oggi nel mondo e di riflesso nell’audiovisivo. Spesso ci fanno perdere di vista storie e immagini che andrebbero guardate e sentite con più concentrazione.
Di positivo?
Ci sono tanti canali e quindi si è triplicata l’industria creando nuovi posti di lavoro e fortunatamente ci sono ancora persone che amano i lavori fatti in un certo modo.
Poi che dire, faccio il lavoro che mi piace in un periodo storico molto particolare, con la stessa passione che avevo quando ho iniziato e la gente mi da ancora fiducia.
Direi che questo è tanto.
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