Introduzione alla teoria del montaggio
Torniamo a parlare di teoria del montaggio soffermandoci sull’importanza del tempo come una delle variabili imprescindibili per un montatore. Alcune settimane fa abbiamo approfondito questo argomento con una doverosa premessa, focalizzandoci sul significato e la differenza tra tempo della storia e tempo del racconto.
Abbiamo visto come realizzare un video non sia un’operazione puramente estetica ma anche e soprattutto un racconto. È narrazione. Se parliamo di narrazione è normale parlare di tempo.
C’eravamo lasciati elencando quali sono gli escamotage narrativi e tecnici per costruire la narrazione di un racconto per immagini. Oggi li approfondiamo uno ad uno con la consapevolezza che questi argomenti vanno considerai alla base dei prerequisiti teorici per approcciare all’arte del montaggio.

ELLISSI TEMPORALE
Il montaggio mostra e nasconde e quando il montatore decide di omettere ciò che non serve fa uso di una tecnica chiamata ellissi temporale. Ne esistono di due diverse tipologie, una più macroscopica e una microscopica. La prima riguarda dei salti temporali più corposi, i così detti time skip. Possono essere dei salti temporali di ore, il passaggio dal giorno alla notte in due scene adiacenti, o salti di anni. Un esempio è la corsa di Forrest Gump in una delle scene celebri del film (guarda).
Quella scritta che vediamo sullo schermo è un’ellissi temporale macroscopica. Diciamo che questa concettualmente è la più semplice da riconoscere, è piuttosto palese quando viene utilizzata cosa che non è così evidente quando si tratta di microelissi. In questo caso invece si tratta di piccoli salti temporali, che asciugano una scena e eliminano dei momenti poco fondamentali che non danno alcun tipo di valore aggiunto alla scena stessa.
Ovviamente bisogna saper dosare questo strumento perché a meno che non si vogliano creare dei risultati non convenzionali, la continuità degli eventi soprattutto all’interno della stessa scena è fondamentale. Prima di tutto perché per infrangere le regole bisogna saperlo farle e in primis conoscerle in modo profondo, ma soprattutto perché senza continuità la percezione dell’audience viene minata.
Se io sto osservando un dialogo tra due personaggi A e B in cucina, A parla con B e B sta ai fornelli. Poi rivediamo A, se poi torniamo su B e lui sta al tavolo con il pranzo pronto ci sarebbe una mancanza di coerenza. La domanda che sorgerebbe spontanea è: “ ma come nel giro di una battuta del personaggio A, B ha finito di cucinare e sta già mangiando?”. Quindi bisogna fare questi piccoli salti temporali sempre con cognizione di causa.
Se ti interessa quest’argomento leggi l’articolo L’ellissi temporale come escamotage narrativo (qui)

FLASHBACK E FLASHFORWARD
Abbiamo visto che il montaggio gestisce in modo profondo tutti gli eventi che si svolgono durante una linea del tempo. Sorge spontanea una domanda, questi eventi accadono sempre in ordine cronologico? Assolutamente no. Sappiamo che possono svolgersi in ordine cronologico in un tempo presente oppure un film può mostrare eventi del passato o del futuro.
Ecco quindi due altri concetti fondamentali: flashback e flash forward. Il primo indica un salto nel passato, viene quindi mostrato un evento accaduto prima rispetto al tempo in cui si svolge la stragrande maggioranza della narrazione. Il secondo invece indica una vera e propria anticipazione di eventi che capiteranno nel futuro. Quando si cominciano a gestire in questo modo gli eventi e quindi di conseguenza il tempo della storia, la situazione ovviamente si complica e può essere innescato volutamente il gioco della ricostruzione degli eventi da parte dello spettatore. Una sorta di puzzle confusionario che dovrà essere ordinato mano a mano che la narrazione del film procede. Uno degli esempi più chiari ci arriva dal film Memento.
Se ti interessa quest’argomento leggi l’approfondimento Flashback e flash forward: come viaggiare nel tempo (qui)

IL MONTAGGIO ALTERNATO Vs. IL MONTAGGIO PARALLELO
Fino ad ora abbiamo approfondito come il montaggio gestisce lo svolgimento di un evento da un punto di vista temporale, ma nel caso invece si trattasse di più eventi da dover gestire? Per poter capire questo aspetto è necessario introdurre due tecniche di montaggio contrapposte ma sempre legate alla variabile tempo: il montaggio alternato ed il montaggio parallelo.
Il montaggio alternato
E’ anche detto crosscutting, mostra due o più eventi che si sviluppano da un punto di vista temporale nello stesso momento e che tendenzialmente confluiranno in unica soluzione finale. Si tratta fondamentalmente di un ping pong tra situazioni che spingono ovviamente lo spettatore ad effettuare un confronto tra di esse per comprendere tutti quegli elementi che poi inevitabilmente andranno a confluire in una sola linea narrativa finale.
Spesso questa tecnica viene utilizzata per creare suspence ed apprensione, ma anche per gestire lo sviluppo degli eventi in modo ancora più serrato. Infatti saltando da una situazione all’altra è più semplice utilizzare le ellissi.
Il montaggio parallelo
Questa tecnica mostra sempre degli eventi che vengono mostrati insieme ma non è obbligatorio che tra di loro ci sia una contemporaneità, ossia i due eventi vengono messi a confronto senza specificare però quando questi sono avvenuti: tutti e due nel presente? Uno nel presente, uno nel passato?
Inoltre gli eventi che vengono mostrati non andranno a confluire poi in un’unica linea narrativa finale, potremo quindi dire che col montaggio parallelo c’è più libertà e le informazioni sono meno intuibili per lo spettatore.
Inoltre questa tecnica apre le porte anche al così detto montaggio concettuale, ossia l’accostamento di un evento ad altre immagini che di per se non sembrano significare nulla, ossia non riusciamo a comprenderne il nesso logico, fino a che non capiamo il nesso metaforico.
Conclusioni
Concludiamo dicendo che il montaggio parallelo può esistere anche tra eventi non contemporanei, ad esempio funziona molto bene con il flashback. Magari un personaggio ha delle visioni che lo riportano a dei ricordi che vanno a giustificare i suoi comportamenti presenti.
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