Videomaking: lenti e obiettivi

Scritto da Fabrizio Rienzi

Scritto da Fabrizio Rienzi

Gennaio 11, 2021

 

Cosa vuol dire fare video? Sicuramente non significa solamente accendere una camera e premere Rec.

Per questo motivo nella rubrica di Fabrizio Rienzi analizziamo in maniera approfondita temi e aspetti tecnici dell’arte del videomaking.

Oggi vi parliamo di lenti e obiettivi.

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L’obiettivo o lente che dir si voglia è quell’ oggetto che ci permette di inquadrare ciò che abbiamo di fronte alla camera. Tutto molto semplice no?

Ma come è fatto un obiettivo?

È composto da un corpo esterno che può essere di vari materiali e risultare più o meno solido, mentre all’interno ci sono una serie di lenti di vetro ottico che influenzano ovviamente la resa dell’obiettivo stesso, incidendo sulla messa a fuoco e sulla lunghezza focale e sono ovviamente proprio loro che permettono di convogliare la luce verso il sensore della camera.

Cominciamo quindi a chiarire alcune di queste parole che abbiamo già incontrato partendo proprio dalla lunghezza focale che è molto importante perché influisce tantissimo sulla resa della nostra immagine.

La lunghezza focale è la distanza tra il sensore e il centro ottico dell’obiettivo, che può essere considerato praticamente il suo cuore e viene misurata in mm.

Ogni lente ha un centro ottico diverso che viene calcolato con delle formule matematiche in base alla quantità delle lenti presenti all’interno.

Questo spiega perché tante volte obiettivi con lunghezze focali uguali hanno delle grandezze diverse.

La lunghezza focale rimane sempre la stessa?

Tutto dipende dagli obiettivi che andremo a scegliere e utilizzare.

Alcune infatti sono definite  lenti fisse o prime dove avremo un solo valore di lunghezza e altre invece definite lenti zoom dove è possibile scegliere un range in mm diverso.

Se hai fatto caso ogni lente ha delle ghiere che possono essere usate per vari motivi, semplicemente ruotando da un lato o dall’altro.

Quella più vicina al sensore della macchina serve a gestire la lunghezza focale mentre l’altra serve sempre per la messa a fuoco.

Ruotando la ghiera le lenti all’interno dell’obiettivo si andranno a muovere e ci permetteranno di cambiare la lunghezza focale.

Questo valore è fondamentale perché ci permette di dividere le lenti in 3 grandi famiglie, che sono legate a degli specifici valori in mm e ad uno specifico angolo di campo.

Quando si parla di angolo di campo si intende lo spazio che noi riusciamo ad inquadrare descritto con uno specifico valore in gradi.

Tanto più l’angolo è ampio maggiore sarà lo spazio inquadrato e viceversa ovviamente.

A partire da questo concetto possiamo dividere gli obiettivi in:

1) grandangoli, quelli con il maggiore angolo di campo, a partire da valori in mm molto bassi compresi anche le lenti fish eye, fino ai 35mm esclusi.

2) gli obiettivi medi o normali, dai 35 ai 50mm che sono quelli più simile alla vista umana.

3) i teleobiettivi dai 55mm in su.

Un altro aspetto ovviamente importante in relazione alle tipologie di obiettivi e quindi al concetto di lunghezza focale è la profondità di campo che viene definita come l’area in cui gli oggetti dell’immagine rimangono a fuoco e perfettamente nitidi.

Maggiore sarà la lunghezza focale del tuo obiettivo, minore sarà la tua profondità di campo e viceversa.

Questo significa che con un tele ad esempio l’area in cui l’immagine è nitida rispetto allo sfondo parecchio sfocato è minore rispetto invece ad un grandangolo.

Ma la profondità di campo è un concetto leggermente più complesso che non dipende solo dalla lunghezza focale, ma anche dalla distanza di messa a fuoco e soprattutto dal diaframma.

Ma andiamo con ordine.

La distanza di messa a fuoco la possiamo definire come quel valore espresso in metri/feet che ci dice la distanza minima di messa a fuoco del nostro soggetto.

Un esempio: se il valore è di 0,35 m fino a questa distanza la lente riuscirà a mettere a fuoco, se il soggetto si avvicinerà di più risulterà sfocato.

Tranne gli obiettivi macro che consentono di avvicinarsi tantissimo al soggetto e ne esistono di tutte le tipologie, ossia grandangolari, medi e tele, quelli non macro hanno sempre un valore in mm più considerevole da rispettare.

Ma torniamo alla relazione con la profondità di campo: più il soggetto è lontano dall’obiettivo e quindi la distanza di messa a fuoco aumenta, più aumenta la profondità di campo e viceversa.

Questo significa che se il nostro soggetto inquadrato con un 50 mm è parecchio lontano e poi vicino, a parità di impostazioni, l’effetto sarà diverso.

Nel primo caso infatti anche il resto dello spazio intorno sarà più nitido, nel secondo invece risulterà più blurato.

Abbiamo detto che però molto dipende dal diaframma, che non è altro che una serie di lamelle poste all’interno dell’obiettivo e che aprendosi e chiudendosi gestiscono la quantità di luce che andrà a colpire il sensore.

Non voglio aggiungere altro perché su questo concetto bisogna dedicare un capitolo a parte e lo faremo in futuro.

Abbiamo capito quindi che esistono obiettivi di diverso tipo, lenti fisse o zoom, che ognuno di loro ha una sua lunghezza focale e che esistono 3 grandi famiglie.

Insomma tanti concetti da imparare ma ora dobbiamo affrontare un’altra caratteristica fondamentale ossia l’innesto.

Prima di scegliere una macchina o una lente dobbiamo sempre valutare questa variabile per evitare il rischio di possedere un obiettivo che poi non si possa agganciare alla nostra macchina.

Diciamo che gli attacchi più famosi sono: Canon EF e RF, , Nikon F, Sony E, Panasonic L, Fuji X, micro 4/3 e l’attacco PL che è quello che viene utilizzato per le lenti e le macchine cinematografiche più professionali sul mercato.

Ma questa non è l’unica variabile che mette in relazione body e obiettivo.

Un altro aspetto riguarda se la lente è una lente APSC o FULL FRAME.

Cosa significa?

Che entrambe le lenti sono implementate per questi due differenti sistemi.

La lente full frame è pensata per riuscire a lavorare su tutta la porzione del sensore full frame e stessa cosa vale per l’Apsc.

Tuttavia capisci bene che se io monto una lente pensata per lavorare su un sensore più grande, su uno più piccolo non avrò problemi proprio per le dimensioni ridotte del sensore.

Al contrario se montassi un obiettivo Apsc su full frame, rischierei di avere delle zone nere intorno alla mia immagine, come una vignetta.

Questo è un altro aspetto da valutare quando si utilizza o si compra una lente, in relazione al sistema che si sta usando.

Altro aspetto su cui bisogna interrogarsi, sempre nel rapporto obiettivo/camera è …

ma questa lente è automatica o no?

Una lente automatica permette di agire, grazie all’utilizzo di determinati sistemi elettronici presenti all’interno, sul diaframma e/o sulla lunghezza focale direttamente dalla macchina senza dover toccare manualmente le ghiere di cui parlavo prima.

Molte lenti fotografiche, usate anche per i video ad alcuni obiettivi per camcorder, sono così e ovviamente può risultare comodo per determinati lavori.

Nel mondo video, a livello più professionale, si tende ad utilizzare lenti completamente manuali che ovviamente richiedono di andare ad agire direttamente sulle ghiere ma anche in questo caso non lo si fa manualmente.

A differenza delle altre di cui ti parlavo, hanno delle ghiere sagomate e pronte per installare alcuni strumenti che permettono di gestirle o con delle manopole direttamente in camera o a distanza con dei comandi radio.

I famosi follow focus di cui parleremo in un approfondimento a parte.

Ultima cosa di cui ti voglio parlare riguarda il grande progresso tecnologico che sta influenzando tantissimo il nostro settore e che ha donato agli obiettivi un’altra grande qualità: la stabilizzazione.

La tecnologia sta combattendo la sua battaglia personale contro le inquadrature mosse e con il micro-mosso, e una lente stabilizzata sicuramente aiuta molto.

Permette di evitare tutte quelle spiacevoli vibrazioni che possono esserci sia quando si usa una camera a mano leggere, spesso il micro-mosso in questi casi è inevitabile, sia quando si usano stabilizzatori di ogni tipo.

È una funzione molto utile, che ovviamente ha un costo ma che ora può essere addirittura accoppiata alla stabilizzazione interna alla camera del sensore, che per quanto mi faccia un po’ paura pensare che il mio sensore si muova all’interno del body, ovviamente crea ottimi risultati.

Se a queste due aggiungiamo anche la stabilizzazione con un gimbal o una steady nulla più si muoverà.

Per oggi in merito agli obiettivi può bastare.

Torneremo in futuro a toccare quest’argomento anche in base ai temi proposti nei commenti.

Commenta e fammi sapere di cosa ti piacerebbe io parlassi in futuro.

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