Parigi, in un umile appartamento vive una coppia di anziani signori, un critico cinematografico e una terapista in pensione. Il primo sta cercando di scrivere un libro sui sogni, lei inizia ad avere i primi sintomi della demenza senile.
Questo è quello che sappiamo sulla trama dell’ultimo film di Gasper Noè che stavolta abbandona le provocazioni e realizza un film dedicato all’amore, all’invecchiamento e all’avvicinamento alla morte.
Vortex è stato presentato nella sezione Cannes Premìere con Dario Argento nei panni di uno dei due protagonisti del film.
Come riportato su MyMovies c’è una dedica iniziale nel film dedicata a coloro “il cui cervello si decomporrà prima del cuore”.
Sempre su MyMovies leggiamo: “Il riferimento immediato è ovviamente ad Amour di Haneke, di cui Vortex potrebbe essere una sorta di ripresa stilizzata. In scena ci sono letteralmente due personaggi, ciascuno protagonista della propria parte di schermo in inquadrature in split screen che occupano buona parte del film (a parte o quasi una bella ripresa della coppia seduti su un terrazzo fra i tetti di Parigi, chiusa da una panoramica che porta significativamente sul nero di un muro in mattoni…). Da un lato c’è il marito, interpretato da Dario Argento, con tutto il suo carico di riferimenti cinefili e orrorifici, un critico impegnato a scrivere di cinema e di sogni con la medesima esuberanza del regista; dall’altro c’è la moglie terapista, la bravissima Françoise Lebrun di La maman et la putain (oggi invecchiata ma ancora riconoscibilissima), affetta dai primi segnali dell’Alzheimer e vero fulcro narrativo del film. Lo spettatore è chiamato a scegliere quale delle parti seguire, lasciando che lo sguardo si perda nell’incertezza del racconto e colga il duplice cammino verso la fine dei due protagonisti.
La dedica iniziale del film è rivolta coloro “il cui cervello si decomporrà prima del cuore”, ed è una dichiarazione al tempo stesso cinica e straziante. Il vortice del titolo, nell’unica scena ardita del film, realizzata da Noé con la consueta maestria sospesa tra il sorprendente e il pacchiano, è quello di uno sciacquone ripreso in modo tale da vedere un mucchio di carta risucchiato dall’acqua, mentre ancora si scorgono alcune parole confuse parole stampate: come a dire che siamo tutti trascinati dal vortice della vita – ciascuno con la propria storia e il proprio spazio – e che la razionalità dei pensieri viene spinta verso quella “insalata di parole” che la medicina individua come uno dei primi segnali della demenza senile” (Roberto Manassero).
Ora la domanda è: siamo davvero pronti per Vortex?
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